Ritengo interessante affrontare alcuni aspetti della spiritualità nel mondo vegetariano/vegano.

Chi ha fatto una scelta di vita vegetariana/vegana ha una spiritualità molto diversa da quella della maggior parte delle persone, cosi dette “normali”. Colgo l’occasione per esprimere l’auspicio che entro pochi anni la definizione “normale” possa essere conquistata dai vegetariani/vegani, grazie alle loro incruenti ma sempre efficaci battaglie per la civiltà dei consumi.

Come emerge anche dalla lettura delle esperienze fatte da vegani e da vegetariani, descritte in “Veganismo” e “Vegetarianismo” di questo sito, vi è un percorso comune che tutti noi abbiamo seguito, istintivamente, liberamente, senza alcuna regola prescritta. Prima abbiamo incontrato fatti o informazioni che abbiamo ritenuto necessario approfondire. Le nostre conseguenti convinzioni ci hanno preparato nella mente e nello spirito ad impostare un nuovo stile di comportamento. Alla fine di questo percorso interiore è avvenuta la modifica della nostra alimentazione. Questo comune percorso rappresenta una sorta di garanzia che le nostre scelte sono profondamente radicate, antitetiche al conformismo, così diffuso oggi quando il comportamento è subordinato alla convenienza, indipendentemente dallo spirito.

La nostra è una scelta maturata attraverso la razionalizzazione del nostro ruolo esistenziale quale supporto alla natura. Le risorse intellettuali donate all’uomo non devono essere mezzo di distruzione, bensì strumento di sana ed equilibrata convivenza con la natura, rifiutando la violenza sugli altri esseri viventi, rifiuto che costituisce l’essenzialità stessa dell’ideale vegetariano/vegano.

Ciascuno ha seguito un iter personale nella maturazione spirituale di questo ideale, la parte fisica si è posta coerentemente in armonia con lo spirito attraverso la dieta vegetariana. Nel complesso viene a determinarsi una profonda componente psico-fisica che ci rende nauseante anche la visione della carne ed insopportabile il pensiero della violenza che la stessa rappresenta.

La comune spiritualità vegetariana/vegana interpreta la nostra presenza sul pianeta con la responsabilità di non danneggiare l’ambiente, svolgendo il ruolo di “dominus”, tanto caro alla tradizione giudaico-cristiana, secondo un nuovo concetto finalizzato al rispetto ed alla salvaguardia della vita in qualsiasi forma si manifesti, in modo da tutelare le condizioni di vita anche delle generazioni future, tentando di non rendere tragica la profezia che “le colpe dei padri ricadranno sui figli”.

Se consideriamo che questa comunanza di spirito è presente in tutti i vegetariani/vegani, nonostante la loro provenienza da diverse esperienze e percorsi individuali, liberamente compiuti, se ne può trarre autorevole conferma della validità delle scelte di vita effettuate. E’ come ritrovarsi tutti nello stesso luogo, senza aver prefissato il luogo d’incontro: ha il sapore del favore del fato.

Per pura astrazione, anche ove il consumo di carne non generasse le enormi atrocità di cui è responsabile, il vegetariano/vegano rifiuterebbe lo stesso di mangiare carne, perché contraria con la natura umana non carnivora e perché prodotta con modalità incompatibili con i naturali ritmi biologici degli animali e con l’equilibrio delle risorse del nostro pianeta.

Spesso si osserva, e Ivana descrive con acuta introspezione, che il vegetariano/vegano rimpiange il suo trascorso carnivoro. Si, è vero, anche per me è un peso sulla coscienza e forse anche un gravame fisico, perché so che non potrò mai più cedere quella parte di me che si è formata alimentandomi con corpi morti. Spero che con il trascorrere del tempo, attraverso il normale processo metabolico, venga alleggerita questa odiosa componente del mio fisico, ma il marchio è indelebile. Contrariamente a queste valutazioni che attengono la fisicità, per la spiritualità penso che si debbano fare considerazioni esattamente opposte. Chi ha assunto abitudini alimentari vegetariane/vegane per provenienza familiare è privo di quel processo interiore di radicale cambiamento che invece è stato necessario per la modifica delle proprie tradizioni da parte dei vegetariani/vegani per scelta individuale.

La determinazione e la coerenza dei comportamenti possono sussistere in ugual misura in entrambi i casi, ma venendo a mancare la “crisi catartica”, non si formano quelle intime esperienze che consentono il raffronto tra “prima” e “dopo”. Il vegetariano “ab origine”, pur vivendo con convinzione il suo stile di vita, non potrà disporre di quella parte di se stesso che nel vegetariano/vegano “per scelta” ha fornito l’energia spirituale per il proprio cambiamento ed ha saputo invertire i precedenti comportamenti.

I vegetariani/vegani “ab origine” non sono necessariamente animalisti. In essi esiste una netta dicotomia tra la scelta del cibo e la percezione della condizione animale. L’animale è rispettato in quanto parte della natura, non in quanto essere vitale, senziente e depositario di diritti soggettivi. Alcune religioni rigorosamente vegane giustificano addirittura lo stato di sottomissione dell’animale, in quanto reincarnazione di peccatori. Tesi assurda, perché equivarrebbe a negare le tante capacità che gli animali dispongono in grado superiore all’uomo. Fra i vegetariani che hanno compiuto la scelta volontariamente, i non animalisti sono assai rari. Sono quindi due identici comportamenti alimentari, due simili percezioni della responsabilità verso la natura, che si distinguono per alcune importanti peculiarità spirituali.

Accertato che vi è comunque una profonda spiritualità comune a tutti i vegetariani/vegani, sorge la domanda su quale sia la migliore via per diffondere ed aiutare il processo catartico nel maggior numero di persone. Se si trattasse solo di esteriorità, il problema sarebbe semplice: uno slogan pubblicitario, un testimonial di successo e molti si adeguerebbero, incantati dal messaggio di massa, moderno pifferaio di Hamelin.

Ma il processo è assai più complesso perché la forte spiritualità è un nostro elemento interiore assoluto, solo attraverso esso ci è consentito di vincere tutti i condizionamenti delle “sirene” del mondo moderno: consumismo, successo, potere, avvenenza ecc.. Tali condizionamenti pervadono, in modo più o meno subdolo, lo stile di vita delle persone, che, quindi, solo in piccola parte riescono ed effettuare di loro iniziativa il percorso personale “di risveglio” sopra descritto.

L’azione contraria, “soporifera” per le coscienze, dispone di mezzi ingenti ed è in grado di imporre modelli sbagliati e di offrire futilità di facile assimilazione. E’ l’inizio del plagio delle coscienze.

A favore del fronte veg/animalista vi sono, in crescendo, voci autorevoli ed evidenze drammatiche delle attuali condizioni di sopraffazione della natura e di violenza su esseri deboli.

E’ una corsa contro il tempo. Si consoliderà il “callo spirituale” indotto nella maggior parte delle persone, dal consumismo distruttivo? Oppure prevarrà la spiritualità della conservazione e del rispetto di ogni forma di vita, prima che sia troppo tardi?

Il messaggio tipicamente vegetariano, basato su considerazioni di tipo salutistico, nel quale il cibo è parte dell’equilibrio cosmico è valido sotto il profilo culturale, ma non pone in prima evidenza la necessità di salvare la vita degli animali. Credo che i messaggi di “pietas” per la condizione in cui si trovano i nostri fratelli innocenti e violentati, scavino in profondità nelle coscienze di noi latini, la cui cultura rende più disponibili all’apertura dei propri sentimenti ed all’arricchimento della propria spiritualità.

Le attività di comunicazione dei gruppi animalisti sono gli unici mezzi idonei a fornire le giuste informazioni per incentivare il processo evolutivo, ad iniziare dalla rimozione dell’indifferenza o dell’ignoranza. Sono attività che conseguono con gradualità i loro obiettivi, quindi richiedono tenace incisività e abnegazione, tale da meritare il nostro ammirato plauso, rivolto a tutti quelli che vi si dedicano con grandi sacrifici personali, ben sapendo che il loro unico compenso è la speranza di salvezza per qualche derelitto animale, che forse neppure mai incontreranno direttamente sulla propria via. Finché esistono queste persone la spiritualità di tutti noi ne trae beneficio.

Marco Ciuti

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