Ieri, 31 luglio 2013, è stata definitivamente approvata alla Camera la direttiva europea 2010/63 sulla protezione degli animali utilizzati per scopi scientifici, con l’importante introduzione dei criteri descritti nell’art.13 fortemente voluto dall’On. Michela Vittoria Brambilla.
Un gran colpo al mondaccio vivisezionista, oscurantista, retrivo e ributtante che fino all’ultimo ha tentato di condizionarne l’approvazione minacciando le ritorsioni delle potentissime lobbies del farmaco e della sperimentazione.
Ovviamente non si realizza l’ideale animalista che vuole l’assenza di qualsiasi sfruttamento degli animali, però segna un passo importante verso il riconoscimento della dignità dell’essere vivente in ogni sua forma.
Perché è importante?
Primo. E’ una dichiarazione di civiltà in base alla quale vengono allontanati dal nostro territorio nazionale le fabbriche di morte e di tortura, tra le quali la più famosa è Green Hill (vuol dire collina verde, ma in realtà era una nera valle di dolore), ma ve ne sono ancora altre che dovranno finalmente sbaraccare e trovarsi un mestiere onesto da svolgere. Forse potranno anche iniziare a meditare su quali orrori hanno commesso per l’unico scopo di arricchirsi in un mare di sangue.
Secondo. Le nuove norme limitano sia l’ambito di applicazione sia le sofferenze degli esperimenti su animali. Certo, c’è poco da stare allegri, perché fino a quando anche un solo animale sarà torturato il nostro compito non è finito, la nostra sete di giustizia rimane insoddisfatta, la nostra determinazione a proseguire nelle battaglie animaliste resta immutata. Ma intanto qualche vita è salva, qualche sofferenza viene risparmiata.
Terzo. Lo sviluppo di metodi alternativi diventa una prospettiva obbligata. Tanto più si limita l’applicazione di metodi tradizionali, altrettanto si sviluppano i nuovi campi di indagine. Non appena verrà meno lo zoccolo duro della vivisezione sostenuta da potenti interessi economici, anche l’informazione farà conoscere al vasto pubblico le distorsioni prodotte e le inutili crudeltà quotidianamente perpetrate negli asettici laboratori da personaggi dall’aspetto rispettabile, ma profondamente laidi. Da ciò può partire un grande movimento di opinione in grado di far saltare il banco in tutti i restanti laboratori di vivisezione. Sarà un grande giorno, anche se non potremo mai dimenticare la lunga pista di sangue che ha segnato il percorso fatto.
Quarto. La nostra legge per il recepimento della direttiva europea diventa un punto di riferimento anche per altri Stati Europei ed extraeuropei. Oggi la sensibilità verso la giusta difesa del più debole è assai diffusa nella popolazione degli Stati occidentali, ne abbiamo plurime e concordanti prove ogni giorno. Il potere politico, pur allettato dalle lobbies economiche, non potrà ignorare il consenso delle persone verso la revisione normativa della sperimentazione falsamente scientifica per sostituirla con metodi di cui venga accertata l’affidabilità per l’uomo, privi del distorcente impiego di animali. Attualmente il 92% dei farmaci che superano i test su animali vengono scartati durante la sperimentazione sull’uomo. Ecco che si avvierà un circolo virtuoso che nel tempo, il più possibile breve, realizzerà una ricerca scientifica oggettivamente e moralmente sostenibile.
Quinto. Nel mondo, proprio l’Italia è vista come una fucina di innovazione e di creatività. Le menti dei nostri studiosi sono ricercate dagli ambienti più avanzati della scienza. Ecco che tali nostre prerogative potranno sviluppare significativamente i metodi innovativi di ricerca e costituire un elemento di sviluppo economico, oltre che un meritevole lavoro etico per i giovani.
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Non si può concludere questo argomento senza prima esprimere un grato riconoscimento all’On. Brambilla, unica nel panorama politico italiano, che sulle problematiche riguardanti gli animali è in grado di far seguire fatti concreti alle parole.
Questa è anche un’occasione per pensare a quanto sia importante avvicinarsi con le nostre istanze all’ambito legislativo per riuscire a migliorare durevolmente le condizioni di vita del nostri amici.
Quante manifestazioni e cortei avremmo dovuto fare per chiedere di chiudere tutti gli allevamenti lager in Italia? Un solo articolo ha ottenuto tale risultato, che per quanto parziale è ormai acquisito in modo definitivo.
Marco Ciuti