Di questi giorni se ne sentono di tutti i colori sugli animalisti. Si dice che siano dei pazzi, degli idioti, degli sciocchi emotivi. Si dice che siano, addirittura, degli integralisti. Questa parola terribile, “integralista”, era tuttavia al di fuori della mia statura culturale, ed ho in effetti dovuto ricercarla per capire che cosa intendessero i giornalisti con tale termine. E, chi se lo sarebbe mai aspettatato, integralismo non significa esattamente quello che io pensavo significasse, e la ricerca del significato stesso di questa parola mi ha portato ad alcune simpatiche conclusioni, che ho piacere di condividere in questa sede.
Dunque, io mi sono rivolto al Dizionario Treccani disponibile online (la quale vanta una certa autorita’ in materia, mi par di capire), ed ecco che cosa esso ha da dire in merito:
integralismo s. m. [der. di integrale]. – In senso ampio, ogni concezione che, in campo politico (ma anche sociale, economico, culturale), tenda a promuovere un sistema unitario, ad abolire cioè una pluralità di ideologie e di programmi, sia appianando contrasti e divergenze tra gruppi contrapposti e conciliando tendenze ideologiche diverse, sia, al contrario, respingendo come non valide posizioni ideologiche e programmatiche differenti dalle proprie e rifiutando di conseguenza collaborazione e alleanze, o compromessi, con altre forze e correnti.[…]”
Messo cosi’ non sembra nemmeno essere cosi’ male. “Integralista” in senso proprio sembra indicare un movimento in egual misura intransigente ed unito. Ma chiamare gli animalisti “intransigenti” non sembra suscitare immagini di bombaroli selvaggi e ignoranti, ma forse sono solo io ad essere malizioso. O forse no, aspettate, perche’ la definizione continua:
“[…] Con sign. analogo al prec., è oggi più noto e attuale l’i. islamico, espressione con cui si definiscono l’insieme delle ideologie islamiche più radicali e dei gruppi che ad esse si rifanno, i quali, superando il dato specificamente religioso, mirano ad applicare rigorosamente i principî coranici alla sfera politica e più in generale mondana opponendosi, in forme soprattutto violente, a qualsiasi tentativo di superamento della tradizione.”
Ora, forse si potrebbe definire alcune frange del movimento animalista “integraliste” con la prima definizione, nel senso che tali nicchie non ricercano il compromesso con chi la pensa differentemente: un esempio potrebbe essere il movimento abolizionista di Francione. Essi non vogliono gabbie piu’ grandi, e non hanno alcuna intenzione di trattare con le forza politiche in tale direzione. Per loro l’unico risultato degno di essere inseguito e’ quello delle gabbie vuote, riparafrasando Singer, e non accettano passi intermedi verso il raggiungimento di questo ideale.
Ma, anche ammettendo con uno sforzo estremo di buona fede che solo tali movimenti vengano definiti “integralisti” dai media (di certo non chiameranno i vegani “integralisti”, sarebbe ridicolo! O forse fanno esattamente questo?), rimane il problema che il concetto che si vuole smerciare al lettore non e’ quello che gli animalisti sono “integri”. Quello che si vuole far passare per vero e’ che l’animalismo e’ una forma di fondamentalismo religioso, una malattia incurabile che porta l’individuo a sostenere idee senza senso solo perche’ qualche forma di autorita’ gliele ha proposte. Una sorta di fallacia per associazione, posta in questo modo: i fondamentalisti religiosi sono integralisti, gli animalisti sono integralisti, ergo gli animalisti sono fondamentalisti religiosi. E’ lo stesso ragionamento che porta ad obbrobri logici come “Ma lo sai che anche Hitler era vegetariano?”, e gia’ sappiamo del marciume mentale insito in tali argomentazioni.
Questo genere di accusa e’ tanto piu’ irritante visto la totale infondatezza logica, e si configura come una vera e propria calunnia dal mio punto di vista. L’animalismo e’ prima di tutto pensiero critico, e non sterile dogmatismo: come spiegare altrimenti la totale frammentazione del movimento, che dopo aver raggiunto il grande pubblico da nemmeno un secolo gia’ presenta dozzine e dozzine di derive ideologiche, e che mostra al suo interno uno stadio di auto-interrogazione quasi maniacale? Diciamo che questo punto invalida anche l’utilizzo del significato originale della parola “integralista” nei confronti degli “animalisti” intesi in senso lato, in quanto tutto siamo fuorche’ uniti.
Certo, mi diranno alcuni, che e’ perlomeno positivo il fatto che i mezzi di informazione per lo meno parlano di noi e si sentono obbligati a spendere qualche parola su questo fenomeno: ma sarebbe anche tempo che tale dialogo fosse se non altro obbiettivo e non una sprezzante liquidazione attraverso fallacie informali ed argomentative. In fondo, non credo che sia chiedere troppo da un professionista della parola stampata che i suoi articoli abbiano se non altro una struttura logica coerente e una semantica non fuorviante.
Un ultimo appunto: se qualcuno di voi si sta chiedendo se mi stia rivolgendo verso un giornale in particolare, la mia risposta sarebbe stata originariamente si’, ma dopo una breve ricerca mi sono dovuto avvedere e ho ritenuto che tale atteggiamento sia piuttosto diffuso nei media odierni. Ho quindi ritenuto opportuno rimuovere i riferimenti ad un articolo in particolare poiche’ risulterebbe ingiusto. Se proprio avete tempo e sanita’ mentale da perdere, e’ sufficiente una breve ricerca su un qualsiasi motore di ricerca con le parole “animalisti integralisti” per capire di che cosa io stia parlando…
Luca Menghini