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Un colpo al cuore.

E’ morto SAMIR il giovane tigre maschio che il 2 luglio scorso uccise il suo compagno umano che da anni lo accudiva presso un parco privato a Pinerolo, insieme ad un giaguaro e ad una tigre più anziani. Tutti furono prontamente deportati presso lo zoo di Fasano, nonostante l’ opposizione della vedova, proprietaria degli animali.

Sono in corso gli accertamenti sulla causa della morte, tra cui l’autopsia, ma le persone che erano incaricate della custodia dichiarano che il tigre era in buona salute, solo un po’ apatico. Pare che non abbia subito maltrattamenti, né vi erano rivalità con gli altri animali, nuovi compagni di prigionia.

Nonostante si stiano occupando del fatto la ASL e il Corpo Forestale della Stato, forse la verità non la sapremo mai, ma se risultassero vere le circostanze di assenza di malattia e di maltrattamenti, l’unica ipotesi possibile, avvalorata dal parere del veterinario, è che lo stesso tigre si sia lasciato morire. Sostanzialmente una forma di crepacuore, come talvolta accade tra anziani coniugi, al momento in cui uno dei due muore improvvisamente.

Anche questa volta un animale, una tigre, il crudele mostro dell’immaginario collettivo, ci dovrebbe essere di esempio e di monito. Forse il suo atto era nelle intenzioni solo un battibecco, una scaramuccia, una discussione con il suo custode, ma la sua forza non commisurabile alla debolezza dell’uomo ha prodotto un risultato ben più tragico di quanto si aspettava. Non ha infierito sul corpo ormai esanime, si è reso conto dell’errore, si è autopunito. In breve tempo il senso di colpa e il dispiacere per la mancanza del suo compagno l’ha devastato ed ucciso, pur essendo Samir stesso la vittima di ingiusta costrizione della sua libertà.

Se questa fosse la verità dovremmo alzare al cielo un forte grido: fottuta sia la specie umana che neppure si turba dei miliardi di animali torturati e soppressi per una dannosa alimentazione, per divertimento o per stupida vanità estetica.

Se ci volgiamo intorno a noi e consideriamo i comportamenti umani, è frequente dire e constatare nei fatti che in molti sarebbero pronti a camminare sul cadavere della propria mamma pur di soddisfare i propri interessi.

Meditate gente, … meditate.   la differenza di sensibilità e di comportamento è agghiacciante, le belve siamo noi.

Marco Ciuti

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