La serata di ieri 22 giugno al ristorante vegan Codamacchiata mi ha dato lo spunto per scrivere le righe che seguono frutto di una riflessione sull’unione tra informazione e stile di vita vegan.
Si, perché essere vegan non significa soltanto seguire una particolare dieta cruelty free che non comporti l’uso di alcun prodotto animale in cucina ma bensì, adottare uno stile di vita che non implichi in alcun modo possibile lo sfruttamento degli altri animali e che si manifesta anche e soprattutto in mille piccoli gesti , azioni e scelte quotidiane come ad esempio quella dell’abbigliamento.
Ho usato di proposito le parole “altri animali” per ricordare, per ricordarci, che anche noi facciamo parte del mondo animale anche se tendiamo a dimenticarcene e, nei secoli, abbiamo creato una barriera con il resto del vivente. La specie umana, unica, sovrana, dominante da un lato, gli altri animali, succubi, dominati, considerati come cose dall’altra.(diverse specie alle quali noi pensiamo o ci riferiamo nei nostri discorsi come ad un’unica specie).
Il veganismo quindi non è, come dice Leonardo Caffo nel suo libro “Il maiale non fa la rivoluzione”, un punto di partenza per smantellare questa realtà e questo sistema iniquo, ma certamente un punto di arrivo per tutti coloro che si sono resi conto della grande violenza esercitata sugli altri animali e dello sfruttamento ingiusto cui sono sottoposti da parte delle società odierne tutte, che hanno gettato le loro fondamenta economiche e sociali e sono cresciute proliferando nella sofferenza causata ad altri, istituzionalizzando e facendo apparire come normale il massacro quotidiano di miliardi di esseri viventi.
Il veganismo come punto di arrivo da cui ripartire facendoci portatori di questo immenso dolore che impregna il mondo e che non possiamo più fingere di ignorare, adottando ma soprattutto divulgando una filosofia di vita antispecista che rifiuta, come dice la parola stessa, lo specismo, e cioè quell’ideologia della centralità e della superiorità della specie umana su tutte le altre specie che nega ai non umani la qualità di soggetti di vita senziente, emotiva e cognitiva.
Veganismo come stile di vita quindi e antispecismo come filosofia che rifugge lo specismo.
Quello stesso specismo che ci ha portato ad una realtà terribile. Sono rimasta allibita qualche giorno fa leggendo su FB dei dati di certo ovvi e risaputi se uno si ferma a riflettere ma sui quali raramente ci soffermiamo a pensare presi nel vortice del consumismo e del vivere quotidiano. Questi dati dicono che ad oggi sono vissuti su questo pianeta ca 100miliardi di esseri umani per arrivare ad una popolazione attuale stimata intorno ai 7 miliardi che uccidono quotidianamente ogni settimana 2 miliardi di animali. Una strage silenziosa e spaventosa, che avviene lontana dal clamore e di cui i media non parlano quasi mai.
Devo anche ammettere che spesso ,quando navigando in internet o aprendo le mail, mi capita di vedere certe immagini di inaudita violenza e di efferati delitti che l’umano compie nei confronti degli altri animali, vengo presa dallo scoramento e penso che un cambiamento radicale di questa società violenta oltre ogni dire, sarebbe possibile solo se una gigantesca mano improvvisamente spazzasse via dal pianeta, ripulendolo, la nostra specie, salvo poi riflettere ulteriormente sul fatto che una facile soluzione di questo genere del tipo Sodoma e Gomorra, mieterebbe altre vittime innocenti e sarebbe essa stessa figlia di quella violenza che tanto contestiamo al sistema.
Considerata anche l’infattibilità di una soluzione spiccia come quella enunciata, ciò che possiamo fare è impegnarci quindi, ognuno di noi, nel suo piccolo, per aiutare ad aprire gli occhi a tutte quelle altre persone che ancora li hanno chiusi ed aiutarle ad intraprendere quel cammino che molti di noi hanno già intrapreso e che porterà ad un mondo più giusto per tutti dove nessuno sfrutterà più nessuno e nel quale la convivenza pacifica di tutte le specie viventi sarà finalmente realtà.
IR