peta

La domanda a cui voglio dare risposta oggi e’ questa: la PETA (People for Ethical Treatment of Animals, Persone per il Trattamento Etico degli Animali in italiano), enorme associazione animalista statutinense, uccide animali? La risposta veloce e’, purtroppo, si’. L’ammette la fondatrice stessa, Ingrid Newkirk, in questo articolo sul blog ufficiale dell’associazione: http://www.peta.org/blog/euthanize/

Ora, se non avete tempo, voglia o la possibilita’ di leggere quell’articolo ve lo riassumo io: la PETA pratica l’eutanasia su una parte significativa degli animali che arrivano nei suoi rifugi, canili o gattili. Le motivazioni esposte sono le seguenti: gli animali che effettivamente entrano in tali strutture sono gli ultimi fra gli ultimi, creature che hanno subito i peggiori casi di incuria e maltrattamento, in condizioni di salute disastrose e quasi sempre soffrono di malattie incurabili, e per i quali l’eutanasia viene ritenuta la scelta piu’ misericordiosa. Gli animali in salute vengono invece rediretti verso altre strutture, o spesso viene loro trovata direttamente un’adozione.

Non voglio, almeno per ora (sara’ forse argomento per un altro articolo), entrare in merito a tali argomentazioni: il motivo che mi ha spinto a scrivere questo articolo e’ un’altro. Infatti, molti animalisti e attivisti con i quali ho discorso della questione di recente sostenevano una versione assai piu’ macabra e inquietante dei fatti. Sostenevano infatti che la PETA uccidesse sistematicamente tutti gli animali sui quali riusciva a mettere le mani, per motivazioni assai ambigue, e che vi fossero sotto degli interessi commerciali illeciti. Insomma, per qualche ragione sconosciuta gira la voce che la PETA non sia un’associazione legittimamente animalista con l’intento di proteggere gli animali dalla bestia umana ma che sia semplicemente una copertura per raggiungere scopi assai piu’ sinistri. Solo che la ragione non e’ affatto sconosciuta, e sono riuscito a capire da dove tali voci siano partite.

Si tratta di un sito, in lingua inglese, che non linko perche’ non voglio regalare a queste “persone per bene” (non voglio essere volgare) traffico. Il nome del sito, se qualcuno volesse cercarlo su Google, lo do comunque perche’ cosi’ si capisce di chi stiamo parlando: e’ PetaKillsAnimals. A prima vista si presenterebbe come uno strumento di informazione tirato assieme da qualche attivista disilluso, che lotta coraggiosamente per rovesciare il regno del terrore che la Newkirk, apparentemente, ha creato. Leggendo un po’, si inizia a notare come il sito contesti all’associazione non solo l’uccisione, ma tutta una serie di questioni che poco centrano con esse e che risultano eticamente meno… rilevanti, come per esempio la collaborazione fra la PETA e l’attivista integralista (inteso da parte mia in senso buono, anzi ottimo) Gary Yourofski. Inizia a puzzarmi di propaganda, e il linguaggio da loro usato di certo non li difende, ma lascio il beneficio del dubbio. Le cose iniziano ad acquistare chiarezza quando noto che delle “fonti” che tale sito propone, non riesco a verificarne nemmeno una: forse saro’ io incapace, forse c’e’ qualcosa che non torna. Allora decido di ricercare il sito, perche’ no, su Wikipedia stessa (quella in lingua inglese, piu’ completa), e qui si scoprono gli altarini: il sito e’ tenuto dai “cari ragazzi” del Center for Consumer Freedom (Centro per la Liberta’ del Consumatore in italiano). Per chi non lo sapesse, dietro a tale nome apparentemente cosi’ innocente si nasconde un vero e proprio think-tank dedicato al lobbyismo (una pratica politica statunitense che in Italia definiremmo “corruzione”) per conto delle imprese che traggono i propri profitti dal commercio di alcool, tabacchi, carni e dalla gestione di fast food. Non esattamente un punto di vista disinteressato, non trovate? Il fondatore di tale centro, tale Richard Berman, e’ noto anche per aver negato, sempre proteggendo gli interessi delle aziende che rappresenta, che il fumo uccide o che l’obesita’ sia una malattia. Una faccia di bronzo niente male, si direbbe. Un uomo che direbbe qualsiasi scemenza per soldi, insomma.

Quindi no, la PETA non e’ formata da mostri come alcuni vogliono far credere. Dubito che sia formata da santi, onestamente, e come tutte le associazioni di una certa dimensione avra’ i suoi problemi e le sue mancanze, ma non si puo’ negare che abbia un’influenza mediatica superiore a qualsiasi altra associazione e che molte delle loro campagne per gli animali siano state assolutamente senza peli sulla lingua: chi si ricorda il volantino “Your Mommy Kills Animals” (“Tua mamma uccide gli animali”, per promuovere l’alimentazione veg fra i bambini)? Associazioni italiane cosi’ schiette e dirette ne vedo poche, e non la ritengo una cosa positiva: a volte esporre i fatti cosi’ come sono vale molto di piu’ del girarci attorno diplomaticamente e rifiutandosi di turbare il prossimo con immagini e idee non esattamente piacevoli.

Certo, critici come Francione hanno contestato loro di avere posizioni “morbide” su alcune questioni (posizioni poi appoggiate, per esempio, dalla nostrana LAV), come in merito alla carne, al latte o alle uova “felici”. Ma hanno sempre sostenuto una linea vegana, ricordando che carne, latte e uova non dovrebbero essere comunque consumate, mai, e questo lo fanno da anni con campagne dure e di grande impatto.

La mia conclusione e’ semplicemente questa in breve: la PETA potra’ avere le sue mancanze e i suoi problemi, pero’ e innegabile che nel netto essa sia un alleato degli animali e non un nemico. Critiche e osservazioni su tali lacune sono desiderabili se si parla fra vegani, ma screditarla pubblicamente di certo non giova alla causa. Come in tutti i casi in fondo, che sia la PETA o altre associazioni.

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