ANIMALISMO E FUTURO_501c187bbd32eafd0b9c4abe82a39668

Di seguito una serie di opinioni scambiate via mail con Alessandra, Luca Marco, in merito al tema in oggetto. Ci si chiede quale sarà il futuro del mondo e dell’animalismo, quali sono le strategie migliori da seguire e gli obiettivi da raggiungere. Ci si deve accontentare di piccole conquiste quotidiane o bisogna impostare la lotta animalista guardando ad orizzonti più lontani? Quali sono le mire principali, quelle a breve/medio termine o quelle a lungo termine?

In una risposta data da me ad Alessandra i concetti riportati sono molto simili a quelli contenuti nella risposta data a Luca in quanto rispondevo nello stesso modo alla stessa domanda.

Ivana R.

Ivana: Ciao Alessandra, l’ho letto quasi tutto e l’ho trovato molto bello e completo anche se alcuni punti sono a mio avviso discutibili. nel senso che l’animalismo di certo è politica ma non c’entra con i partiti o con le correnti di pensiero perchè per quanto mi riguarda chiunque può difendere gli animali. (Mi sto riferendo al libretto LIberazione Animale edito da OLS, dal quale ho preso spunto per avviare la discussione in quanto in una parte del libretto si parla …..).

La loro condizione è talmente disperata rispetto alla condizione di qualsiasi essere vivente che non ci si può permettere alcuna selezione (almeno io penso così) inoltre, ho abbandonato da tempo ormai l’idea utopica di una società più giusta ed equa e di un cambiamento radicale dello status quo delle cose. Sono del parere che fino a che ci sarà il danaro esisterà lo sfruttamento degli animali che servono a procurarlo. La mia filosofia ora è quella di salvare il salvabile e anche una sola vita salvata per me è importante.

Non credo come dicono alcuni animalisti, che uomini e animali o si salvano insieme o non si salvano, queste cose mi fanno un po’ ridere …:-) sono gli animali ad essere disperati non gli uomini perchè anche l’uomo più miserevole a sua volta sfrutta gli altri animali. Per quanto mi riguarda mi occuperò della salvezza degli uomini solo quando saranno tutti almeno vegetariani. Non me la sento di prendere le parti di un onnivoro.

Alessandra:  ci sarebbe molto da discutere sul problema che tu poni e, grazie al cielo, sempre più persone cercano di cucire insieme la sofferenza e i drammi che le nostre società producono su tutti noi (umani e animali). Credo che se non pensassimo di poter influenzare con le nostre azioni e le nostre idee il corso della storia ce ne staremmo tutti belli e felici a cucire calzette e divertirci. E credo che tu lo sappia bene perché il tuo impegno costante per gli animali non può essere segno solo di una speranza di salvare la vita a questo qui o a quello là. No, lo sai bene che l’impegno che mettiamo per gli aniamli è in vista di un cambiamento vero, nella speranza di un cambiamento radicale del nostro modo di concepire il rapporto con gli altri animali. E sai bene che per cercare di cambiare il mondo non si può confidare in chi il mondo lo abbruttisce in continuazione. Nel nostro libretto non si parla di partiti ma di una direzione dello sguardo che deve avere il movimento per cercare di muovere qualcosa e non accontentarsi di soccorrere qualche vittima occasionale che incrociamo sul nostro cammino. Che gli animali siano mediamente più disperati degli umani non c’è dubbio, ma che gli animali potranno essere liberi solo quando tutti gli uomini avranno fatto proprio un ideale di libertà per tutti è altrettanto indubbio. Come puoi pensare che gli uomini, se sono cattivi e basta, potranno mai pensare anche agli animali? L’uomo scrive la sua storia e forse, se siamo davvero convinti che la storia non ci piove dall’alto, anche gli animali potranno fare la storia con noi. Se non c’è questa speranza (che non fa ridere, è tremendamente seria) che ci stiamo a fare a perdere le nostre vite per cambiare un nonnulla rispetto a tutto l’orrore esistente? Cos’è, l’umanità si divide, come per caso o per magia, in bravi e sensibili e stronzi e indifferenti?

Tu quando eri onnivora, pensi di essere stata un mostro di cattiveria? Pensi che non ti saresti meritata giustizia e libertà? Credo che quando gli animalisti riusciranno a pensare che anche gli umani sono animali e ad abbattere il muro che divide “noi” da “loro” allora avremo fatto un grande passo in avanti.

Ivana:  già Alessandra, :-.) come dici giustamente tu ci sarebbe molto da discutere su questo argomento che è impossibile approfondire via mail. Resto comunque del parere che non c’è paragone tra la condizione degli altri animali e quella degli umani perchè credo che il più disperato tra gli umani sia comunque molto più fortunato del più fortunato tra gli animali per un semplice motivo, l’umano può gridare la sua disperazione e ci sarà sempre qualcuno che lo ascolta, gli animali non parlano e in un mondo di umani creato ad hoc da e per gli umani, non hanno alcuna possibilità di difesa.

Inoltre aggiungo che non ho una grande opinione della nostra specie e credo sia proprio l’avidità, la sete di potere, l’egoismo, la crudeltà, tutti sentimenti negativi che gli altri animali chissà perchè non possiedono, che l’hanno portata nei secoli ad essere la specie predominante. Essendo io atea convinta, non credo che l’umanità abbia dentro di sè quelle doti di bontà e purezza che le religioni tutte (inventate dall’uomo) vogliono farci credere anzi.. le moltissime immagini e filmati che ormai sono disponibili a tutti su fb e sul web in genere, dimostrano quanto sappiamo essere crudeli con chi non può difendersi. In kazakistan usano incatenare un lupo e farlo mangiare vivo dai corvi, in cina torturano a vita gli orsi per estrarre la loro bile, in korea bolliscono in enormi pentoloni i cani ancora vivi e scuoiano procioni e cani vivi per la loro pelliccia, in australia praticano il moulesing alle pecore, in africa torturano e uccidono barbaramente gli animali per motivi religiosi e alimentari, nei paesi arabi praticano la macellazione rituale (e anche da noi purtroppo), in cile c’è una festa durante la quale tutti i gatti neri vengono catturati e massacrati, in europa e in america e in tutto il mondo uccidiamo a scopo alimentare ogni giorno miliardi di animali, alleviamo le oche e le torturiamo per il fois gras e per strappare le loro piume e potrei continuare all’infinito fino a riempire pagine e pagine di esempi. Come puoi pensare che un giorno tutto questo finirà? Tutto questo finirà solo quando l’uomo sparirà dal pianeta. Solo allora gli altri animali vivranno finalmente in pace.

Sono anche convinta però che le nostre azioni possono influenzare le cose, non lotterei per questo se non ci credessi, ma per quanto mi riguarda sono consapevole dei miei, dei nostri limiti che non potranno mai ribaltare la situazione attuale e una cultura radicata nell’umanità fin dagli albori del mondo, la cultura del potere, del danaro, basata sulla sopraffazione e la violenza sulle altre specie , cultura ormai insita nei geni dell’uomo. Non si tratta di salvare una vita qui o li (anche se questo per me è importantissimo perchè penso a come lotterei se si trattasse della mia vita) ma di contrastare lo specismo puro di cui è impregnata la società pur nella consapevolezza di non poter modificare radicalmente le cose ma con lo scopo di conquistare qualche altro adepto alla causa, di indurre qualcuno a scegliere uno stile di vita per quanto possibile non cruento, di aprire gli occhi ad altre persone.

Credo proprio che l’umanità si divida in buoni e cattivi, o meglio in cattivi e ex cattivi che sono riusciti a soffocare il sentimento di cattiveria egoismo ed egocentrismo insito nella specie privilegiando la loro parte buona. Non si tratta di colpevolizzare chi mangia carne (io non credo di essere stata cattiva quando lo facevo e nemmeno ritengo questo un elemento di cattiveria nella gente onnivora) ma forse la differenza sta nella consapevolezza delle azioni. Io come molti altri non ero consapevole della barbarie nascosta in una fettina di vitello, in una coscia di pollo, ritenevo naturale mangiare questi pezzi di animali perchè così mi avevano insegnato fin da piccola. Ma punto il dito contro chi sa e nonostante questo non vuole cambiare perchè se ne frega e credimi, di questa gente è pieno il mondo, ne ho la prova ogni volta che ai tavoli mi soffermo a parlare con i passanti. C’è gente che ti dice sfacciatamente quando il cosciotto di agnello sia gustoso e quanto loro se ne freghino se quel cucciolo è stato strappato a sua madre in tenera età.

La nostra storia non è quella degli animali anche se da sempre camminiamo l’uno a fianco all’altro, ma loro la subiscono, noi la facciamo.

Benchè anche noi siamo animali, la barriera tra noi e loro esiste e solo un cieco può non vederla, loro sono le nostre vittime e noi i loro carnefici.

Per quanto mi riguarda la mia lotta è e sarà sempre unidirezionale, sono gli animali gli ultimi tra gli ultimi, gli indifesi tra gli indifesi, i miserabili tra i miserabili, perchè il tempo che abbiamo a disposizione è troppo poco e troppo prezioso per essere disperso in altre cause. Ognuno fà ciò che sente nel cuore e nel mio cuore, al primo posto, ci sono loro, le loro grida inascoltate che arrivano dai bassifondi reconditi delle nostre società, la loro disperazione, i loro occhi pieni di sgomento e stupore per il trattamento che ogni giorno ricevono, i loro corpi violentati e indifesi, i loro tentativi inutili di fuga dalla dura realtà che vivono, l’ insistenza con cui provano inutilmente a spezzare le catene che li tengono prigionieri, la loro ricerca costante di un posto in cui nascondersi per non farsi trovare, il loro essere sempre e continuamente in balia della follia umana.:-(

 

 

Alessandra:  comunque la tua posizione ha un aspetto contraddittorio: parli di un patrimonio genetico (impossibile da cambiare) e poi parli di possibilità di cambiare (questa è la cultura e la politica). Se anche solo alcune persone sono riuscite a cambiare è perché è possibile per tutti. Noi non siamo umani eccezionali, siamo la prova tangibile che mai nulla è fermo e determinato per sempre. E quindi, anche grazie a questa posizione, spero che prima o poi cambierai idea 🙂

 

 

ciao Alessandra, forse mi sono spiegata male:-) non credo che la mia sia una posizione contraddittoria, premesso che sono convinta del patrimonio genetico ereditario insito nei geni della nostra e di ciascuna specie esistente, sono altresì convinta che ci sia la possibilità di cambiare ma che questa possibilità appartenga a molti ma non a tutti – e non si tratta nel primo caso di umani eccezionali ma di persone che hanno alla base una formazione/predisposizione genetica in qualche modo diversa e più sensibile – (il mio lavoro in difesa degli animali parte da questo presupposto.

E’ innegabile infatti che ci sia una inconfutabile spinta aggressiva e distruttiva nella specie umana, spinta che solo l’incessante processo di civilizzazione può tentare di tenere a bada ma non eliminare!

Non nutro alcuna speranza su un cambiamento radicale delle società e fino a che esisteranno i soldi e il potere a mio avviso non ci saranno grandi cambiamenti o alcuna inversione di marcia rispetto allo stato attuale delle cose. Francamente, e lo dico con grande rammarico:-(, non riesco proprio ad immaginarmi un mondo dove gli animali non saranno più sfruttati!

Io confido in fattori esterni, tipo un’epidemia mondiale che ci faccia tornare sui nostri passi (esempio se un giorno succedesse che il mangiare carne provoca malattie irreversibili tanto per fare un esempio assurdo ma forse non troppo.)

Poiché sono convinta dell’innegabile, comprovato nonché radicato egoismo dell’uomo, (e lo si vede in moltissimi casi, perfino nei rapporti interpersonali dove gelosie invidie, ripicche, per fare solo un esempio, (perfino tra gli stessi animalisti o associazioni animaliste il che è il colmo!) la fanno da padrone), l’esempio dell’epidemia e della conseguente paura della morte che tutti abbiamo, potrebbe essere uno dei motivi che potrebbero indurci a riflettere in massa.

In ogni caso non credo possibile un cambiamento radicale del sistema, della mentalità e della cultura del dominio delle popolazioni che attualmente occupano questo pianeta, pur nella consapevolezza che nulla è fermo e determinato nemmeno nelle nostre vite

 

 

Luca: La mia posizione in merito la sai bene, e cioe’ che io scelgo di essere deliberatamente ottimista in merito anche quando un’analisi critica della realta’ forse non mi permetterebbe di farlo. Mi aiuta ad agire, il futuro lo si crea e pensarlo terribile non mi aiuta a modificarlo in meglio.

Io comunque credo in uno “snowball effect”, e che cioe’ che e’ sufficiente che ogni generazione riesca ad aumentare, anche poco, il numero dei suoi vegani e non fare passi indietro in tale direzione. Entro poco entrera’ in gioco un effetto di mutua influenza e il numero di vegani si moltiplichera’ in brevissimo tempo. Io non ritengo assurdo che il cambiamento definitivo si abbia nello spazio di una generazione o anche meno: semplicemente e’ improbabile che tale generazione sia quella attuale o anche la prossima. Ragionevolmente, si parla di due o tre generazioni nel futuro, ma e’ fattibile, se si lavora per stabilire basi solide e si conquista in maniera strategica alcuni ambienti.

Parlando d’altro, sono un idiota, nessuna novita’. Per l’ennesima volta ho perso un articolo scritto perche’ il sito ho cliccato con il palmo della mano (non ho modo di disattivare il touchpad su questo portatile) un link e il sito non ti chiede se vuoi salvare il lavoro svolto. Utilizzare il pulsante indietro non ripristina il lavoro perso, e vorrei chiedere a Tom di implementare questa cosa, che da quanto ne so non dovrebbe essere difficile. Semplicemente, un pop-up che appare se provi a lasciare la pagina di scrittura senza aver salvato, ti chiede se sei sicuro o meno (diversi siti lo implementano). Lo riscrivero’ domani, tuttavia per anticipare l’articolo e’ in merito al significato del termine “integralista” e se tale termine sia applicabile al movimento animalista o meno (ovviamente non lo e’, ma ve ne sono due accezioni che vanno spiegate).

 

 

Ivana: Ciao Luca, intanto vorrei avere il tuo ottimismo (in realtà non conoscevo la tua opinione in merito) ma le moltissime foto cruente che vedo su fb non aiutano certo. Sto pensando a tutte quelle società ancora primitive che usano barbari riti e ce ne sono a centinaia a migliaia sparse in giro per il mondo. Giustamente pensare ad un futuro terribile non aiuta a modificarlo in meglio ma l’obiettività in certi casi è indispensabile altrimenti si rischia di cadere nella demagogia, potrebbe essere un po’ come dire, credo in dio perchè non crederci non mi aiuta a vivere bene Di certo man mano che i vegani aumentano si crea quell’ effetto a caduta per cui 1 diventa 2 – 2 diventano 4 – 4diventano 8 e il gioco è fatto, almeno sulla carta:-) ma contestualmente a questo processo ci sono paesi come la cina ad esempio, che stanno aumentando a dismisura il loro consumo di carne (e parliamo di paesi che hanno più di un miliardo di persone vale a dire un sesto della popolazione mondiale) . Mi auguro di sbagliare ovviamente anzi spero proprio di sbagliarmi, ma il mio realismo mi fa dubitare sul fatto che bastino un paio di generazioni per cambiare le cose, tieni presente che in molti paesi del mondo sono ancora parecchio arretrati culturalmente, per questi paesi occorreranno generazioni e generazioni solo per mettersi al nostro pari.

Il fatto è che gli animali fanno guadagnare gli uomini e il profitto è ciò per cui gli uomini vivono.

Alessandra: Hai una visione terrificante, senza speranza. Anch’io sono a volte pessimista ma solo nei momenti più neri JE comunque, sempre ammesso che si possa dire con una certa approssimazione quale sia la “natura” dell’uomo (pure gli scimpanzè sono più o meno violenti a seconda delle abitudini cilturali del gruppo in cui vivono), o pensi che stia migliorando (e allora perché augurarsi un cataclisma che lo porterebbe indietro?) oppure sta peggiorando (e allora vuol dire che la spinta di civilizzazione, come la chiami tu, non sta funzionando) e aloora ci sono altri motivi (politici, stiìorici, culturali) che inflenzano il nostro rapporto con gli animali. Insomma, anch’io credo che siamo al massimo dello sfruttamento, altro che civilizzazione! Solo che credo che l’uomo possegga gli strumenti (teorici e pratici) per cambiare la sua visione del mondo e quindi il mondo.

E sull’egoismo umano avrei molto da ridire. Perché se è vero che nei confronti degli animali è indifferente (se non crudele), è anche vero che è tra gli animali più disposti a lottare per ideali di libertà e uguaglianza (per non parlare di mutuo soccorso, aiuto reciproco, difesa della vita di altri con rischio della propria vita, solidarietà,…). Insomma, l’uomo è anche un animale bellissimo, generoso, grandioso.

Insomma, siamo quello che vogliamo diventare, niente di più, niente di meno. E possiamo solo agire come se tutto potesse cambiare, altrimenti per me sarebbe una frustrazione e basta.

Ivana: no Alessandra, 🙂 se fossi senza speranza non sarei qui a lottare investendo gran parte del mio tempo libero per la causa animalista, ma la mia speranza non si nutre esclusivamente di grandi obiettivi, non si addentra per forza nel futuro del mondo ma si alimenta e ravviva anche solo con il salvataggio di una vita indifesa che chiede aiuto.

Giustamente pensare ad un futuro terribile non aiuta a modificarlo in meglio ma l’obiettività in certi casi è indispensabile altrimenti si rischia di cadere nelle false illusioni. Potrebbe essere un po’ come dire, credo in dio perchè non crederci non mi aiuta a vivere bene. Di certo man mano che lo stile di vita vegan e i vegani aumentano si crea quell’ effetto a caduta per cui 1 diventa 2 – 2 diventano 4 – 4, diventano 8 e il gioco è fatto, almeno sulla carta:-) ma contestualmente a questo processo ci sono paesi come la cina ad esempio, che stanno incrementando a dismisura il loro consumo di carne (e parliamo di un paese che ha più di un miliardo di persone vale a dire un sesto della popolazione mondiale) Ci sono paesi dove l’ arretratezza culturale, barbare usanze religiose o credenze popolari, mettono in atto dei veri e propri atti di efferata violenza verso gli altri animali e per questi paesi serviranno generazioni e generazioni per portarsi almeno al nostro pari.

La spinta di civilizzazione funziona, ma molto a rilento. Di certo l’uomo possiede gli strumenti per cambiare le cose ma non credo che li utilizzerà proprio perchè il suo egoismo gli impedirà di farlo e soprattutto perchè manovrato da poteri occulti come le grandi multinazionali che guidano le masse e detengono sia il potere economico che quello mediatico e, a meno che non si trovi il modo di conquistare in maniera strategica alcuni ambienti, (per fare un esempio concreto se un giorno fosse eletto come presidente d’america un animalista vegano, che però probabilmente avrebbe vita breve e vista la frammentarietà del movimento animalista dubito riusciremo mai a fare eleggere), difficilmente le cose cambieranno.

Sicuramente un certo tipo di violenza è riscontrabile anche nel mondo degli altri animali ma è una violenza di ben altro tipo, dettata dalla sopravvivenza della specie. Gli scimpanzè sono disposti ad uccidere per salvaguardare il loro territorio, infatti guarda caso, sono tra le specie più vicine a noi geneticamente, ma scommetto che nessuno di loro lo fa con la cattiveria e la malvagità che troppo spesso caratterizzano invece l’agire umano. Nessuna specie vivente alleva in condizioni terribili altri animali con il solo scopo di ucciderli, usarli, trasformali in oggetti.

Ci sono, come osservi giustamente tu, persone le cui azioni sono dettate da altruismo e sono disposte anche a rischiare la vita per gli altri, infatti nelle precedenti mail ho parlato di cattiveria ed ex cattiveria, ma sono una minoranza di fronte ad una popolazione di miliardi di persone e comunque anche questi atti apparentemente generosi spesso non sono dettati da puro altruismo ma da interessi personali o dall’ illusione di una giusta ricompensa in una successiva vita. Non dimentichiamo che spesso ciò che muove le azioni degli umani è la religione con tutti i suoi credo e i suoi dogmi che ha plasmato le masse convincendole della ricompensa di una vita eterna. (almeno quando si tratta di salvare altri uomini perchè quasi tutte le religioni come sappiamo bene entrambe, ignorano quasi totalmente gli animali infatti poche persone sono disposte a rischiare la loro vita per loro). Anzi credo che solo gli animalisti agiscano pur con tutti i loro limiti di umani cui ho accennato, in modo assolutamente altruistico sapendo bene che nessun riconoscimento arriverà loro dalla società o da qualche santo in cielo a gratificarli del loro operato.

Come dice Cesare Pavese nel suo libro Il mestiere di vivere: Così poco importa ad un uomo dell’altro uomo che perfino la bibbia ci dice di fare il bene per amore di dio.

Personalmente non agisco come se tutto possa cambiare anche se c’è stato un tempo in cui l’ho fatto, ma come se qualcosa possa cambiare, il che è già molto per una come me che ritiene di fondamentale importanza anche la liberazione di un solo essere vivente.

Insomma potremmo continuare a discutere di questo per ore e ore anche se via mail è molto limitante. In ogni caso è giusto che ognuno abbia le sue opinioni e si comporti di conseguenza. Non voglio che tu pensi come me e mi aspetto che tu non desideri convincermi di essere nel giusto perchè, al di là di tutto una cosa rimane indissolubilmente vera, nessuno ha in mano la verità assoluta perchè nessuno conosce il futuro. Sono tutte supposizioni e idee personali basate sull’osservazione del presente e per quanto mi riguarda spero davvero tanto di essere nel torto!!:-)

Al di là di tutto è giusto che la flebile fiamma della speranza di un futuro migliore per tutti gli esseri viventi che con noi condividono il pianeta, alberghi nei nostri cuori e illumini la nostra ripida e tormentata strada.

 

 

Marco: Ciao Ivana, ho letto con grande interesse il tuo confronto con Alessandra.

Credo si debba fare un distinguo netto tra principi e metodi.

Sui principi condivido la tua posizione: per l’aggressività mostrata

dall’uomo verso gli animali e la natura in generale la sua estinzione

salverebbe il pianeta, purché la sua scomparsa non sia dovuta ad

evento talmente devastante (es. conflitto nucleare, aggressione

chimica, epidemia batteriologica) da annientare quasi ogni forma

vivente. Insomma se ne dovrebbe andare senza fare danni.

Peraltro è facile immaginare che anche se si estinguessero i leoni ci

sarebbero più gnu e zebre viventi.

Il problema quindi non è tanto la estinzione della nostra specie, ma

l’impostazione e l’imposizione di una consapevole scelta di vita

basata su decremento demografico, riduzione dei consumi, tutela

specifica degli animali ed in generale degli habitat naturali. E’

esattamente l’opposto di quanto i modelli di sviluppo economico, di

cui tutti i giorni si sente parlare, propongono alla popolazione

mondiale (forse con una contenuta e timida eccezione nel Buthan).

Quindi come ultima ratio si dovrà riconsiderare l’eventualità

dell’estinzione della specie, talmente violenta che si divorerà da

sola. Se consideriamo i fatti salienti della nostra storia, a parte le

ricorrenti guerre che sono la manifestazione più evidente di violenza,

altre istituzioni quali l’introduzione della moneta sono funzionali

all’arricchimento di pochi e allo sfruttamento di molti. Pensi di

poter trovare qualcuno oggi contrario alla moneta? Quindi concordo con

il tuo pensiero: la nostra stessa genetica contiene violenza, solo lo

sviluppo di sentimenti di rispetto e di disponibile confronto con gli

altri viventi può limitare la nostra naturale aggressività.

Di per sé specista è l’idea che il salvataggio degli animali debba

avvenire attraverso un percorso congiunto tra uomini e animali, in

quanto essendo talmente sperequate le due condizioni di vita,

auspicare un viaggio in comune verso la salvezza vuol dire perpetuare

la disparità di condizione. Se vogliamo modificare la situazione è

ovvio che si devono accorciare le distanze facendo avanzare

prioritariamente i più negletti, oppure abbassando i privilegi dei

primi, come sopra accennato.

Circa i metodi, ho da tempo espresso il mio avviso, sollecitando il

mondo animalista a rivolgere il proprio impegno verso il presidio di

posizioni in grado di incidere sulle legislazioni, in altre parole

individuare e proporre candidati doc su cui concentrare le preferenze

elettorali a livello nazionale o locale. Purtroppo devo considerare

che, nel migliore dei casi, il mondo animalista è dominato

dall’emotività, che è antitetica allo sviluppo di strategie che

colpiscano le istituzioni e non solo le strutture. Per esemplificare,

non credo sarebbe stato possibile concentrare la giustificata rabbia

che si è svolta verso gren hill, rivolgendola verso il senato per

appoggiare il famoso art. 14 approvato dalla camera contro la

vivisezione, c.d. emendamento Brambilla, che sarebbe idoneo a salvare

assai più vite. Anzi, come sai la Brambilla è assai osteggiata in

molte sedi animaliste.

Ivana Ravanelli

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