“Il comfort food è, per definizione, il cibo della nostalgia, quello a cui si ricorre per evocare la sensazione di calore e sicurezza provata nell’infanzia, per trasformare un momento di difficoltà in qualcosa di positivo”. Sono queste le parole con cui l’autrice e blogger Carla Leni accoglie il lettore del suo ricettario “La cucina della Capra”, libro edito da Eifis Editore e che porta lo stesso titolo del suo blog.

La cucina della Capra. Comfort food vegetale

La dichiarazione programmatica prepara dunque a un viaggio gastronomico nel mondo della tradizione e della memoria. Ma, a dire il vero, più che nei meandri della nostalgia, la lettura di questo bel libro potrebbe lanciare i più impreparati in un pericoloso turbine di edonismo culinario 100% vegano. Il tema è la tradizione ma l’interpretazione è ricca e travolgente, e il panorama è contaminato dai gusti anglosassoni delle “no-fish and chips”, da quelli orientali del kimchi e dei ravioli al vapore, dai sapori arabi dell’hummus e del kebab. Certo l’autrice parla la lingua dei cappelletti, delle lasagne e della zuppa di fagioli ma è altrettanto vero che la tradizione di riferimento è aperta e cosmopolita.

Il pensiero aforistico, eclettico, asistematico e aperto è infatti la chiave interpretativa de “la cucina della Capra”. Incontriamo Marx, Freud, Weber, Cleopatra, Sebastian della sirenetta, Willy Wonka e una ricetta può essere spunto di riflessioni politiche, sociologiche, psicologiche o filosofiche secondo una trama che non ha un ordine prestabilito.

A livello di organizzazione il libro prende in prestito, con qualche ampliamento, la divisione tradizionale tra primi, secondi, contorni e dolci. Ma la struttura de “la cucina della Capra” è solo il pretesto per esprimere la multiforme varietà della cucina vegana. Dalle colazioni a base di waffle, treccine e english breakfast, si passa alle insalate più varie: di lenticchie, di quinoa, di carote fino alla sorprendente “insalata di radici“. Seguono le zuppe: di ceci, di fagioli, di lenticchie, tra le quali spicca la “zuppa fredda di pomodoro e peperoni” unione di semplicità estrema e tecnologia dell’elettricità. Tra i primi piatti si trova poi una bella versione di ragù vegano a base di fave e, nel capitolo sui secondi, spiedini, polpette e arrosto fanno venire l’acquolina in bocca ai nostalgigi della carne (e forse generano un po’ di disapprovazione nei puristi). Vengono poi i contorni con le classiche patate al forno fotografate (e cotte) magistralmente e gli involtini di melanzane che primeggiano anche in copertina. Tra i panini e gli snack notevole è la “frittatina di mais” che rivisita in modo ingegnoso il classico ingrediente della polenta padana. Le salse si snodano invece in un viaggio che va dall’hummus a una delle infinite versioni della universale salsa di melanzane. I dolci mancano forse di qualche classico ma la torta del bosco con foto annessa è di un fascino enigmatico. Infine le bevande: in cui, in barba al salutismo e in ossequio anche qui alla tradizione padana, si cede appena un po’ ai piaceri dell’alcol.

Ogni ricetta è sempre originale: materializzazione di una riflessione mai scontata. Dal panzerotto, il cui ripieno coglie impreparati, fa assaggiare l’ignoto e offre il brivido della scoperta, al tofu, definito magistralmente come “una delicata tela bianca su cui noi, pittori della domenica, dobbiamo stendere la base, definire i contorni, creare i chiaroscuri.”

La nascente cucina vegana, con il ricettario di Carla, si arricchisce grazie a una mente asistematica, vivace, creativa; forse a tratti caotica ma, proprio questo, sempre feconda e originale. “La cucina della Capra” incarna il rovesciamento del luogo comune del vegano impegnato, come una capra, a brucare l’erba dei prati. E ricorda a tutti l’importanza e la bellezza di un rapporto fiero e allo stesso tempo libero con la propria cultura d’appartenenza.

 

La cucina della Capra
Carla Leni
EIFIS Editore
Euro 28.50

L’articolo La cucina della Capra – recensione sembra essere il primo su Vegano Gourmand.


Articolo originale clicca qui: La cucina della Capra – recensione

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