di Ivana Ravanelli
La stalla è nel pensiero collettivo il posto in cui gli animali trovano rifugio. Mucche, vitelli, buoi, tutti hanno una stalla in cui rifugiarsi. Fin da piccoli impariamo che i maiali vivono nel porcile, le pecore nell’ovile, le galline nel pollaio, ad ognuno la sua stalla e cresciamo con questa immagine bucolica di animali felici e riparati ma mai ci viene detto che queste case animali altro non sono che prigioni create dall’uomo per il controllo e lo sfruttamento delle loro vite, luoghi dove milioni di esseri viventi sono costretti a soggiornare per ore, giorni, settimane, mesi, spesso senza mai uscire e talvolta anche al buio. Ed ecco allora basta un video sul web per aprirci improvvisamente gli occhi su un mondo fatto di violenza che ci mostra finalmente una stalla diversa da come l’abbiamo sempre immaginata, vista per la prima volta attraverso gli occhi di un toro liberato e di altri animali che ci vivono loro malgrado, rinchiusi, spesso incatenati, impossibilitati anche nei più piccoli movimenti quotidiani e nella socializzazione.
Gli allevamenti intensivi oggi hanno preso il posto delle stalle di stampo contadino ma non per questo meno crudeli, diventando luoghi di tortura dove si consumano i più efferati delitti contro la vita e la crudeltà è di casa perpetrata da esseri umani che sfogano le loro frustrazioni su animali inermi. In questi posti dimenticati da dio, centinaia di migliaia di animali esistono ammassati tra loro, imbottiti di farmaci respirano un’aria satura di elementi chimici, consumando le loro brevi vite su pavimenti in cemento o mattoni che hanno sostituito la paglia. In questo inferno le gravidanze indotte sono all’ordine del giorno. Le mucche, disposte lungo le pareti, legate con catene vicino alle rastrelliere dalle quali prendono l’erba o il fieno, trascorrono interminabili giornate mentre i cavalli, più fortunati, godono talvolta di uno spazio autonomo nei box dove possono almeno girarsi. Le scrofe inguainate in sbarre di ferro che nel periodo della gestazione impediscono loro anche il più piccolo dei movimenti, vegetano sdraiate per giorni e giorni ad allattare e spesso schiacciano i piccoli che per errore finiscono sotto la loro mole. I tori legati a catene cortissime, trascorrono le ore nell’ immobilità in attesa di essere prelevati per spargere il loro seme in qualche compagna di sventura e le galline, costrette anch’esse in gabbie minuscole che feriscono le zampe, si beccano costantemente tra loro per lo stress e la sofferenza mentre lasciano cadere il loro prezioso prodotto nelle canalette apposite.
E proprio in questo momento milioni di esseri viventi senza voce, subiscono questo crudele e ingiusto trattamento in posti forse lontani ma costantemente vicini nel pensiero di chi come noi guarda ad una società equa per tutti dove le catene saranno spezzate, le gabbie aperte, i recinti divelti, e un cielo azzurro e immenso si aprirà per accogliere nei suoi spazi infiniti il volo libero dell’aquila.
Questo video ci mostra la reazione di un toro liberato dalla sua condizione di oppressione e ci rallegra il cuore per la sorte di questa creatura finalmente svincolata dal giogo della prigionia lasciandoci nel contempo rattristati per tutti i compagni rimasti ancora in catene. Questo filmato ci dice che la piccola stalla dei racconti infantili diventata oggi allevamento intensivo e ripulita dalle credenze popolari e dalle favole della bella fattoria, tolta ogni maschera insomma, altro non è che un mondo di violenza camuffata di finto benessere, dove gli esseri viventi che ci vivono hanno da mangiare e bere ma sono privati del bene più prezioso, la LIBERTA’!