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di Daniele Ruta e Ivana Ravanelli

“Ci sono stati uomini che sono morti giovani Ma consapevoli che le loro idee Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole Intatte e reali come piccoli miracoli Idee di uguaglianza idee di educazione Contro ogni uomo che eserciti oppressione Contro ogni suo simile contro chi è più debole …” Così comincia una canzone di Federico Moro giovane cantautore dei nostri giorni, riferendosi a chi ha lottato contro la mafia perdendo la sua vita e in alcuni casi quella dei suoi cari. Barry Horne è stato uno di questi eroi. Inglese vegano attivista dei diritti animali, morì a soli 49 anni per complicazioni al fegato in seguito all’ennesimo sciopero della fame. – Horne disse di voler arrivare a morire di fame per persuadere il governo britannico a fare un’indagine pubblica sulla sperimentazione animale, questo era stato promesso e non mantenuto dal Partito Laburista quando andò al potere nel 1997. Al momento della sua morte non aveva mangiato per 15 giorni, ma era rimasto indebolito dai precedenti scioperi della fame. Il più lungo dei quali, nel 1998, durò 68 giorni provocandogli danni a vista e reni.
Alla notizia della sua morte i media reagirono in maniera ostile, in particolare nel Regno Unito, dove fu considerato un terrorista mentre è considerato un eroe da tutto il mondo animalista.- (da Wikipedia)

Qualcuno si scandalizzerà di questo paragone e lo giudicherà inappropriato in quanto la vita di un uomo in una società specista creata ad hoc da e per gli uomini, sembra quasi sacrilego paragonare la vita di un essere umano a quella di un altro essere non umano. Eppure gli eroi non hanno colore né religione, sono persone che lasciano scorrere nel loro sangue un profondo bisogno di giustizia e libertà, sentimenti che nel caso di un animalista, vorrebbero estesi a tutti gli esseri viventi. Gli eroi sono individui disposti a morire per un ideale, le cui battaglie li rendono diversi e originali e li collocano indiscutibilmente tra le persone assolutamente speciali. Precursori che hanno pagato e continuano a pagare a caro prezzo lo scotto per le loro posizioni che sono state poi prese in carico da molti altri le cui azioni non sono soltanto un inno alla libertà per la liberazione del mondo, ma anche un passaggio spinoso sul nostro regime sociale stupidamente pensato come “modello democratico” ma che nasconde in se tutti i criteri dell’istituzione totale. Una istituzione che sempre si trasforma e sempre si adatta alle situazioni contingenti ma che continuerà a tenere uomini e animali alle catene.

Una parte dell’umanità, per quanto cerchi di opporsi alle catene, non ha ancora capito che la nostra liberazione sarà compiuta solo quando riusciremo a liberare anche tutto il mondo animale dalla violenza. E’ questa la chiave che rende speciale Barry Horne e altri che come lui sono morti per un ideale di giustizia.
Barry ha trovato la forza per la più nobile delle battaglie che ancora in pochi capiscono e che ha logorato le sue carni nel disperato canto per la libertà degli altri animali, che gli uomini hanno reso schiavi e sottomessi alla violenza approfittando della loro tenerezza, della loro purezza e della loro lealtà.
Anche sul nostro territorio italiano troppi gli interessi in campo, troppi gli egoismi in larga parte espressi da agricoltori e cacciatori e anche veterinari. Il potere è pazzo e quando qualcuno gli rema contro cerca di fermarti e se non riesce tramite i canali consueti talvolta ricorre al metodo psichiatrico.
Un potere costituito anche dalle lobby dei veterinari che troppo spesso vedono gli animali come macchine da aggiustare o rottamare con il solo metro del profitto e che spesso si accaniscono nelle terapie per un animale che poi muore lo stesso o non fanno niente, se non ci sono soldi, per un animale che potrebbe essere curato dato che il paziente per legge non vale nulla dato che è catalogato come una cosa.

Anche il mondo animalista con i suoi bellissimi valori, compromessi però dalle miserie umane, invidie, individualismi, protagonismi e settarismi, con le sue varie sfaccettature, mette in campo un dispiego di forze impari e talvolta confuse rendendo questo (esercito della bellezza) una armata Brancaleone che con molte difficoltà può vincere una battaglia e che nonostante la sua grande storia, troppo spesso esce sconfitto di fronte al grande olocausto del mondo animale e sembra sparire nella rassegnazione e nel tormento.
Un mondo in cui ci sono individui che cercano di mettersi la coscienza a posto rinunciando a mangiare carne, diventando vegetariani e dimenticando che solo la vita vegan, con la totale rinunzia ad ogni prodotto animale è l’unica azione di giustizia possibile e che col consumo di latte si è complici di una sofferenza anche peggiore perché mentre la bistecca è la morte nella sofferenza dell’animale, un litro di latte è prodotto dagli inferi di una programmazione con una mucca fissata per tutta la vita come una macchina in uno spazio di due metri dove qualsiasi uomo impazzirebbe.

Appare come tutto racchiuso dentro lo stesso cerchio. La violenza psichiatrica, quella politica, la violenza che nasce dagli interessi, dal profitto, dall’individualismo. E gli animali le prime vittime.

Una volta un cane disse al suo compagno:” Non importa se andiamo a dormire in un albergo a cinque stelle o in una discarica, l’importante è che lo facciamo insieme.” Una volta un poeta in un bosco liberò un uccello e apprese così quanta forza portasse alla sua anima un’azione piccola e semplice. Una volta gli uomini videro gli animali liberi e felici. Erano lupi e orsi, cavalli e gazzelle e tanti altri animali con loro liberi e felici che pareva senza importanza riconoscerli con i loro nomi. Il gesto di Barry Horne ci ricorda il dovere dell’azione ma ci rimanda anche alla speranza di una dimensione parallela che compensi l’orrore e l’olocausto consumato nella dimensione che conosciamo. In questo spazio quest’uomo avrà sicuramente il suo posto. E chiamiamola pure illusione questa dimensione parallela poiché, anche con l’illusione, la nostra azione può accrescersi, diventare più forte. Ma non facciamola sparire l’illusione. Forse potrebbe essere la strada questa, l’illusione, a portarci verso l’unità del mondo animalista e renderci meno legati alle piccole parrocchie. A farci diventare più lucidi, più determinati. Capaci di stare sempre all’erta e di capire i trucchi e anche le trappole di chi tenta di fermarti con gli strumenti del potere o le manipolazioni o la psichiatria. Capaci di diventare una cosa sola, una sola mano che slega un cane per lasciarlo correre felice e capire, guardando l’essere felice, che la dimensione parallela è già sopra il nostro stesso cielo.

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