NARCISIMO VEGAN (articolo che obietta e mette in discussione l’articolo di Veganzetta intitolato “ Come fare un sacco di soldi con la rivoluzione vegana“)
Con difficoltà esprimo pareri contrari a coloro che dicono di voler proteggere gli animali, ma l’articolo di Veganzetta: “come fare un sacco di soldi con la rivoluzione vegana” è davvero fuori dalla realtà e privo di qualsiasi pratica utilità. http://www.veganzetta.org/come-fare-un-sacco-di-soldi-con-la-rivoluzione-vegana/#comment-36979
Opporsi allo sfruttamento animale è già un compito arduo, come tutti noi ben sappiamo, ma opporsi anche ad un sistema economico che, per quanto orribile, è la regola nelle economie di tutti gli Stati del mondo mi pare pura follia. Sopra tutto quando poi non si ha niente di concreto da proporre, salvo le critiche a tutto campo per ciò che non corrisponde all’idealità dell’autore. Nel complesso l’articolo mi sembra un esercizio di moralismo goffo e sterile, talmente artificioso che sembra essere dettato dalla volontà di fare esibizione del proprio pensiero, piuttosto che offrire un positivo modello di comportamento per migliorare le condizioni di vita animale. Aggiungo che il tono irritato dell’autore appare interpretare una sua temuta deprivazione, come se l’ideale vegan fosse una sua personale conquista ed esclusiva attribuzione, a rischio di essere volgarizzata dall’intromissione di una rivista di grande tiratura.
Ovviamente anche io detesto il consumismo e tutte le distorsioni sociali, ambientali e culturali che ciò comporta, ma plaudo fortemente alle iniziative commerciali descritte da Millionaire e auspico per loro un enorme successo, non solo per il benessere che esse potranno conseguentemente e giustamente generare, ma per la più ampia diffusione di messaggi su uno stile di vita rispettoso e salutare che esse potranno veicolare.
Si tratta di piccole iniziative avviate con sforzo titanico nel sistema Italia che rende assai difficile l’esistenza anche di ben avviate attività. Il loro mercato di sbocco è ancora prevalentemente interno all’Italia, ma nonostante tali significative limitazioni, le/i neo imprenditrici/ori mantengono ben saldo il rispetto dei propri ideali di vita. A me sembrano imprese eroiche, ma evidentemente l’olfatto suscettibile di qualche idealista ne rimane insoddisfatto. Si tratta evidentemente della classica “puzza sotto il naso” perché mi pare del tutto impossibile ipotizzare motivi razionali che possano condurre a contrastare tali iniziative.
Sono anche molto contento che Millionaire parli in termini positivi della scelta vegana, sotto il duplice aspetto di una alternativa salvifica per il nostro Pianeta e di innovativo “core business” per le attività economiche. In un mondo dominato da messaggi pubblicitari che vanno esattamente nel senso opposto, iniziare a proporre anche la scelta vegan con la stessa valenza pubblicitaria è un enorme vantaggio. Ne vorrei uno in ogni rivista.
Concretamente vi sono solo due vie per la diffusione dello stile di vita vegan. O si è in grado di convertire rapidamente gran parte del Pianeta sulla base della enunciazione dei nostri ideali, oppure occorre utilizzare tutti i criteri ed i mezzi fin qui seguiti dal consumismo di massa per proporre quelle scelte che per noi sono indispensabili; dall’alimentazione, al divertimento, all’abbigliamento, ecc.
La prima via mi sembra oggettivamente improponibile in termini di possibili risultati concreti, quindi ben venga un grosso successo commerciale dei prodotti vegan, il cui consumo non per tutti sarà profondamente consapevole, ma varrà a dimostrare anche ai più agnostici la perfetta sostenibilità e salubrità di tale scelta.
I risultati che si potranno ottenere salveranno miliardi di animali, ma forse non chiuderanno la bocca a coloro che con saccenteria sparano giudizi senza rendersi conto di fatti ineluttabili. Come la popolazione del pianeta di circa 7 miliardi di persone, che in stragrande maggioranza oggi vive secondo criteri antitetici rispetto al nostro modo di vedere il mondo. Rinunciare anche all’efficacia dei mezzi di comunicazione e dei processi economici oggi ampiamente esistenti e funzionanti mi pare, ripeto, pura follia.
Mi sembra interessante anche osservare un certo fondamentalismo fanatico in quella specie di aforisma in testa all’articolo “ la felicità non è trovare prodotti vegan nei supemercati, ma non trovare supermercati”. Non mi interessa sapere come e dove l’autore affronti le sue necessità quotidiane, ma mi piacerebbe proprio sapere come risolverebbe le necessità dei molti milioni di altri abitanti delle nostre città ed ancor più delle megalopoli del mondo. Con l’orticello sul terrazzo o sopprimendo i milioni di abitanti di troppo? In quest’ultimo caso consiglierei di mutare il nickname da Cerealkiller a Generalkiller.
Marco Ciuti